Così il mitico Gianni Rivera sull'autoarbitraggio, durante un Convegno al Don Bosco di Alessandria...




I motivi di questa proposta sono molteplici. Anzitutto osservando i bambini mentre giocano da soli si nota come difficilmente si creino problemi legati all'arbitraggio, che arrivano invece quando c'è di mezzo un adulto. Poi è una forma di autonomia che permette loro di crescere, di rispettare l'avversario e sviluppare punti di vista differenti. Infine, la necessità di prendere decisioni in prima persona può aiutare il bambino a comprendere la difficoltà del mestiere dell'arbitro. Senza dimenticare che la vita molto spesso pone davanti a bivi e scelte: un allenamento in questo senso non può essere che utile.
In generale, vorremmo che i bambini avessero la possibilità di crescere, attraverso il divertimento e il rispetto delle regole, e recuperare quei valori che si sono persi. Per vivere meglio. Per vivere nel modo descritto alla perfezione da Kipling in “Se” e da Neruda nel suo “Ode alla vita”.