Cari genitori,
è ora di guardare un po' al bene del bambino e meno al risultato nelle categorie dove il calcio deve essere solo ed esclusivamente divertimento..
Considerato quello che per noi della redazione è un'epocale passo in avanti in ottica di crescita e formazione dei giovani calciatori di oggi e cittadini del domani, accogliamo con piacere l'iniziativa del Settore Giovanile e Scolastico della F.I.G.C. del Piemonte e Valle d'Aosta che, anche in questo caso, sta realizzando interessanti iniziative di formazione ; infatti, è giunta informazione in merito al fatto che sono in atto nell'intero panorama regionale corsi per "Referenti dell'Autoarbitraggio".
Per coinvolgere tutti i nostri lettori abbiamo deciso di effettuare un sondaggio al quale vi chiediamo la cortesia di rispondere.
Di seguito a breve riporteremo (e terremo in continuo aggiornamento) i nominativi, e relativo numero di tessera, della persone che hanno superato con successo tali corsi e che stanno controllando i vostri piccoli "lasciandoli liberi nel divertimento"






Andrea, Paolo e Massimo

Così il mitico Gianni Rivera sull'autoarbitraggio, durante un Convegno al Don Bosco di Alessandria...




I motivi di questa proposta sono molteplici. Anzitutto osservando i bambini mentre giocano da soli si nota come difficilmente si creino problemi legati all'arbitraggio, che arrivano invece quando c'è di mezzo un adulto. Poi è una forma di autonomia che permette loro di crescere, di rispettare l'avversario e sviluppare punti di vista differenti. Infine, la necessità di prendere decisioni in prima persona può aiutare il bambino a comprendere la difficoltà del mestiere dell'arbitro. Senza dimenticare che la vita molto spesso pone davanti a bivi e scelte: un allenamento in questo senso non può essere che utile.
In generale, vorremmo che i bambini avessero la possibilità di crescere, attraverso il divertimento e il rispetto delle regole, e recuperare quei valori che si sono persi. Per vivere meglio. Per vivere nel modo descritto alla perfezione da Kipling in “Se” e da Neruda nel suo “Ode alla vita”.